Il pennino affilato di Grosz

L’8 maggio scorso e fino a domenica 15 luglio, l’Accademia di Francia a Roma, diretta da Richard Peduzzi, ha inaugurato una grande mostra  dedicata a George Grosz .

Ralph Jentsch, direttore della Fondazione George Grosz e curatore della mostra “George Grosz. Berlino-New York. Tra visione e realtà: le opere teatrali e politiche”, propone ai visitatori un interessante percorso attraverso opere per la maggior parte inedite, tentando di illustrare al grande pubblico i legami esistenti tra il lavoro per il teatro e quello a carattere politico, dalla giovinezza berlinese al periodo americano.

Circa duecento opere, oli, disegni, acquerelli, caricature e illustrazioni, realizzati tra il 1910 ed il 1959, testimoniano del percorso artistico del grande pittore tedesco. 1_Agamemnon

George Grosz, disegnatore e pittore, tedesco prima e americano poi, è stato un sensibile rappresentante del suo tempo: della Prima Guerra Mondiale, cui suo malgrado ha partecipato, del fallimento della rivoluzione tedesca e dell’ascesa del Nazismo. I suoi lavori, che hanno valore di denuncia, di critica sociale, hanno come soggetto personaggi tragici in cui si riflettono i drammi della vita. Il suo disprezzo nei confronti del militarismo, del clero e della borghesia lo portano a raffigurare campi di battaglia, scene di morti e prigionieri. Nelle sue opere è possibile distinguere fasi diverse della sua creatività: dal Grosz d’impronta futurista, a quello d’impianto metafisico, al dadaista con fotomontaggi e collages, da quello della pungente critica sociale a quello espressionista di sarcastica critica del costume di una società falsamente opulenta.

Con l’ascesa del nazismo nel 1933, Grosz, artista degenerato, decide di lasciare la sua patria per trasferirsi a New York, ottenendo, pochi anni dopo, la cittadinanza americana. Qui si dedicherà all’insegnamento. A New York, come già a Berlino, il suo lavoro si organizza in un insieme di operazioni complementari, legate con metodo l’una all’altra. L’osservazione e la descrizione sono alla base di quei suoi taccuini pieni di annotazioni e schizzi che egli accumula e che vengono continuamente corredati di disegni ed acquerelli. Benché la posizione che assume in questi anni potrebbe essere definita impolitica, Grosz non smetterà mai di lottare, con una enorme vena polemica, contro le ingiustizie e le oppressioni. Guardando la sua ultima produzione viene spontaneo farsi una domanda: quale è la funzione e quali sono i doveri di un artista nel mondo. Sembrerebbe che l’artista sia un profeta di sventura, votato per sempre all’incomprensione, perché la storia nella quale vive ed opera è una storia di decadenza. Tote I lavori di molti suoi contemporanei, che non si prestavano ad alcuna interpretazione morale o politica e quindi non generavano conseguenze, diventavano la chiara rappresentazione proprio di ciò che Grosz non poteva sopportare e contro cui si era battuto tutta la vita con grande ostinazione: ogni forma di oppressione, soprattutto politica. Da qui, frutto di un acuto spirito di osservazione, il suo “pennino affilato”, come diceva Guttuso, partorirà caricature e disegni che ancor oggi sono un fedele ritratto della Germania del tempo.

 

 

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