Un uomo geniale, poliedrico, fuori da qualsiasi schema. Un vero creativo, che è troppo riduttivo etichettare come artista. Uno di quei grandi personaggi che hanno davvero cambiato la storia dell’arte e del design. Un uomo la cui genialità è ormai fuori discussione.
Questo era Bruno Munari (1907 – 1998), personalità di enorme rilievo per la cultura del Ventesimo secolo, che una grande mostra antologica celebra a Milano, alla Rotonda di via Besana, in occasione del centenario della nascita.
Per troppo tempo in passato era stato snobbato e tenuto in disparte dalla critica e dalla cultura accademica ufficiale. Destino di chi, in ottant’anni di creatività cristallina, era stato forse troppe cose insieme: artista, designer, scrittore, insegnante, grafico pubblicitario, studioso e pedagogo.
La mostra ripercorre tutta la sua attività nel campo dell’arte e del design attraverso circa 270 opere tra progetti di grafica e comunicazione, allestimenti, immagini, oggetti, sculture, dipinti, manifesti e libri, provenienti da importanti collezioni pubbliche e private. E’ finalmente possibile osservare da vicino molte delle sue incredibili invenzioni e di quegli straordinari oggetti partoriti dalla sua fervida fantasia che alcuni, in modo superficiale, paragonavano a quella dei bambini.
Il suo pensiero fondamentale si riassume nelle parole contenute nel libro “Arte come mestiere”, edito nel 1966 da Laterza: “Progettando senza alcun preconcetto stilistico e formale, tendendo alla naturalezza nella formazione delle cose, si ottiene un prodotto essenziale”.
Figlio di un cameriere e di una ricamatrice di ventagli, l’avventura di Munari comincia a Milano nel 1907. Da ragazzo inventa e costruisce giocattoli per sé e per gli amici. Ancora giovanissimo, entra in contatto con i Futuristi e con Marinetti che gli permette di esporre alcuni suoi dipinti ad una loro mostra, a soli 19 anni. Ma è nel secondo dopoguerra che Munari si afferma come uno dei “pensatori” di design più fervidi: la collaborazione con tutte le aziende più importanti per la rinascita del Paese, dalla Einaudi alla Olivetti, dalla Campari alla Pirelli, ne fanno un personaggio chiave per la grande stagione del design italiano.
I curatori dell’evento, Beppe Finessi e Marco Meneguzzo, hanno dato vita ad un percorso articolato in nove sezioni tematiche e non cronologiche, tra le quali spicca quella denominata Superare il limite, la quale esprime uno dei pensieri a cui teneva di più Munari, cioè quello di scoprire il limite degli strumenti e delle idee, per verificare se ci sia un modo di andare oltre lo scopo per cui le cose sono state pensate. Un’importante sezione della mostra, al centro dello spazio espositivo, è dedicata ai Laboratori didattici per le scuole e le famiglie, per stimolare la creatività infantile, secondo il Metodo Bruno Munari, ludico ma estremamente rigoroso, tuttora all’avanguardia nella didattica dell’età scolare e studiato nelle università.