Il 30 gennaio scorso e fino al 25 marzo 2008, presso l’Accademia di Francia a Roma, si è inaugurata la mostra di un artista davvero singolare: Giuseppe Penone. Protagonista assoluto dell’Arte Povera, Penone, come scrive il curatore dell’evento Richard Peduzzi, “forgia l’orizzonte. Nulla è lasciato al caso: trasforma l’infinitamente piccolo in immensità, ricrea il mondo, lo modella, rendendolo immortale. (…) Giuseppe non racconta: commuove, e ci lascia osservare.”
Vero enfant prodige dell’arte contemporanea, il suo è stato un caso davvero unico e portentoso. Dopo gli studi in ragioneria infatti, poco più che ventenne, comincia un suo personalissimo dialogo con la natura, dialogo fatto di esperimenti, prove, relazioni vissute con il proprio corpo. “Avevo scoperto un mio spazio di immaginazione, e con la necessità di definirlo producevo delle idee e le documentavo”. Penone interroga la natura, la vive immergendosi al suo interno, respirandola. In un tempo assolutamente dominato dalla velocità e dalla effimera superficialità, lui sembra penetrare le cose, scavare sotto il primo strato di pelle, cercare, trovare. Non ha fretta, ma il suo lavoro è in perpetua evoluzione. Nel disperato tentativo di riconoscere nei prodotti dell’artigianato e dell’industria, nelle travi e nel mobilio, quello che un tempo era un tronco o un albero, Penone sembra invitarci a ripercorrere a ritroso quel cammino che, nell’ormai inerte e banale manufatto, vuole ritrovare la pianta che in esso viveva. Nel tentativo quindi di riscattare i canali dei sensi che ci legano all’ambiente, la Natura sembra coraggiosamente riemergere al di sotto delle pesanti manipolazioni artificiali. Ed il luogo privilegiato in cui avviene questo impatto estetico tra noi e la natura è proprio la pelle. Non la vista, ma il contatto. E’ per questo che Penone, ripercorrendo i diversi regni naturali, tenta di aprire un canale, una linea di continuità tra loro, al fine di ritrovare quella formula alchemica che sola possa rievocare l’unità primordiale.
Continuando la tradizione di Joseph Boys, seppure in modo molto più analitico, nel suo corpo a corpo con la natura, l’artista arriva a sentirsi fuso con il divenire della materia, spinto da una energia che lo fa sentire via via albero, fiume o pietra. Nella sua stessa essenza l’uomo dimostra così di non sentirsi materialisticamente diverso dal paesaggio o dalla pianta, anzi ne ricerca una comunione esistenziale, una osmosi senza fine. Ecco quindi che l’intero processo naturale non può essere guardato dall’esterno, tramite un metodo superiore, ma vissuto dialetticamente dall’interno.
Già nel 1994 Penone sciveva: “Il propagarsi di un ramo nello spazio alla ricerca della luce ha la stessa struttura di uno sguardo.”
La mostra propone un ricco e variegato itinerario, iniziando proprio dalla antica Cisterna romana di Villa Medici, da poco resa accessibile. Il percorso espositivo comprende sculture, installazioni e disegni dotati di una forte carica visiva e che procedono tutti dalle riflessioni e dalle esperienze compiute dall’artista sulla materia. Sono stati infatti utilizzati legno, resina vegetale, marmo, bronzo, grafite. Diverse le tecniche di realizzazione, precedute da miriadi di fogli su cui l’artista scrive note, riflessioni, appunti. Questi testi spesso corredano i suoi lavori e sono capaci di svelare al lettore i processi attraverso i quali giunge alla realizzazione di un’opera.
L’ evento è davvero una occasione speciale, perché proprio l’artista ha concepito la collocazione dei suoi lavori all’interno degli straordinari ambienti. Le opere sono state accostate in modo del tutto personale e non cronologico. Si tratta di lavori riguardanti gli ultimi due decenni e che provengono da collezionisti privati, dal Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea e dalla collezione personale dell’artista.
Consacrato all’ultima Biennale di Venezia come l’artista italiano più importante, dopo il grande successo di mercato che ha avuto insieme a Francesco Vezzoli alla Fiera di Bologna appena terminata, raggiunta ormai la fama internazionale, Penone oggi vive e lavora a Torino e periodicamente a Parigi, dove insegna all’Ecole des Beaux-Arts. Le sue opere, oggetto da anni di importanti riconoscimenti, si trovano nei musei più prestigiosi del mondo, tra cui il Guggenheim di New York, la Tate Gallery di Londra, la Kunstalle di Basilea, lo Stadelijk d’Amsterdam.