Nel cuore della capitale, nello splendido Palazzo Sforza Cesarini, non più di due settimane fa’, si è inaugurata la nuova sede espositiva della galleria Monitor. Per festeggiare l’evento, è stata allestita la doppia personale di due significativi rappresentanti dell’arte contemporanea: Nico Vascellari e Ian Tweedy. Unico punto in comune, due progetti fortemente site specific.
Vascellari nasce a Vittorio Veneto nel 1976 e solo da poco la sua fama di artista sembra aver superato quella di musicista. Frontman di una band chiamata With Love, oggi Nico è sotto gli occhi dei riflettori per l’unicità delle sue realizzazioni. La molteplicità dei codici linguistici utilizzati, in cui spesso immagini e musica si mescolano e si contaminano, producono un’arte decisamente evocativa, suggestiva e misteriosa. Come il lavoro presentato alla Monitor. Si tratta di una vera e propria installazione. Tre oggetti in ceramica madreperlata nera vogliono ricordare i resti carbonizzati, ma non distrutti, del lavoro presentato al MAN di Nuoro nel 2007. Insieme ad alcune sculture in alluminio a forma di rami d’albero, su cui poggiano candele. Una video proiezione riproduce le immagini di una gigantesca pira a memoria della processione notturna dei Mamuthones in Sardegna. Il tutto è accompagnato da un sonoro registrato nella fonderia in cui sono stati realizzati i rami d’alluminio. Questa scultura/installazione/performance contiene nel suo profondo significato qualcosa di allusivo e simbolico. Vascellari dice infatti di “Credere nella magia dei gesti e nel loro potere”. Entrando da Monitor, sembra all’improvviso che il tempo si blocchi. L’aria diventa stagnante, sembra quasi di sentire puzza di bruciato, mentre la luce delle candele, grazie ad un calcolato gioco di specchi, si riflette senza sosta sulle pareti, evocando il potere catartico del fuoco. E come dice lui stesso: “ancora una volta l’idea di trasformazione, di diventare altro…”.
Ian Tweedy fa da Monitor il suo debutto romano realizzando un vero e proprio tributo “to my past as a vandal”. Il giovane artista americano con l’impiego delle tecniche più svariate, scultura, fotografia, pittura, wall drawing, vuole rendere omaggio ad uno stile di vita ormai lontano, ma che è stato fondamentale per la sua formazione. La condizione di apolide ha da sempre caratterizzato la sua vita ed è stata la base poetica del suo lavoro. Classe 1982, Tweedy ha trascorso l’infanzia ad Hahn, base aerea militare americana, nei pressi di Francoforte, col tempo diventata sede di un aeroporto civile. Questo cambiamento di stato della città e la passione per il graffitismo, uniti a quel passato da “vandalo” appena menzionato, lo porteranno in breve tempo a concepire il mondo e la storia degli uomini come qualcosa in perenne mutamento ed evoluzione, in cui gli avvenimenti salienti si ripresentano e si riscrivono. Esattamente lo stesso destino dei murales da strada che per lunghi anni lo vedranno assoluto protagonista. Attraverso questa perenne, possibile riscrittura l’artista esprime la sua idea di immortalità.
Vascellari e Tweedy, dunque, utilizzano l’arte come strumento di interazione con il contesto sociale, politico ed urbano. E da Monitor assistiamo, ancora una volta, alla liberazione dell’originalità. Quella linea morbida e sottile che viene generata da una indagine, si sviluppa per passione e diventa percorso indelebile nella storia dell’umanità.