La mostra che si è inaugurata il 6 aprile scorso a cura di Dominique Stella, nella galleria Agnellini Arte Moderna di Brescia, si intitola Gli Angeli, la Pittura e il Novecento Italiano e si propone di compiere un viaggio tra le opere di alcuni tra i più grandi artisti del secolo scorso: Licini, Sironi, Morandi, De Chirico, Savinio e Fontana. Il punto di partenza di questa riflessione è fornito dagli Angeli di Osvaldo Licini, artista la cui complessità e grandezza, spesso dimenticate, consentono di affermarne l’importanza proprio in un momento storico così ricco di spunti e iniziative. Le grandi avanguardie, infatti, sono in pieno fermento, il secolo si è appena aperto sulle esperienze divisioniste, mentre il Futurismo e la Metafisica sono agli esordi. Animati da un sano impegno sociale, gli artisti italiani, da sempre fortemente legati alla tradizione pittorica più antica, evidenziano nelle loro opere quel carattere simbolico che li lega al mondo della poesia e dell’immaginario.
Licini e Morandi si sono formati assieme all’Accademia di Belle Arti di Bologna, sono stati molto amici nella vita, poi le loro strade si sono divise. Morandi è andato sempre più riflettendo sulla propria arte fortemente segnata da una pratica introspettiva, Licini, rientrato dal primo grande conflitto mondiale con una grave ferita alla gamba, diviene sempre più ribelle ed anarchico, fa la conoscenza di Picasso ed alimenta il proprio immaginario con la lettura di Leopardi, Novalis, Apollinaire, Mallarmè, Rimbaud e Valéry. Scrive la curatrice della mostra: Gli anni Venti segnano l’opera dei due giovani pittori con una ‘tensione verso il reale’ che si impone in questa fase di sperimentazione e di intensa ricerca, caratterizzata in ognuno di loro da un attaccamento al linguaggio figurativo, Licini privilegiando lo stile e la tematica, Morandi favorendo la materia ed il colore. A partire dagli anni Trenta le loro strade divergono e nel 1939, alla Quadriennale di Roma, un forte dissidio farà definitivamente orientare i due amici verso posizioni ormai incompatibili.
Lucio Fontana aspira fin da subito a superare i limiti della superficie bidimensionale del quadro per investire lo spazio. Scrive in proposito la curatrice: Tagliare la tela significa respingere il principio di imitazione e di rappresentazione dello spazio, all’illusione egli sostituisce la materializzazione concreta dello spazio nell’opera. I suoi lavori più rappresentativi si realizzeranno, infatti, su di una tela/spazio monocroma, sulla quale non è più possibile l’unione di forme e colori. Si tratta, in estrema sintesi, di una semplificazione del gesto pittorico, che mira ad azzerare tutto il precostituito.
Giorgio De Chirico e Alberto Savinio, fratelli, appartengono anche loro a quella stessa epoca che scopre la modernità, lo stesso tempo di guerre e conflitti che segneranno per sempre il Novecento. La loro è una lettura nostalgica dell’universo, un “ritorno all’ordine” che occhieggia al tempo classico ormai andato, in cui l’opera d’arte perde le sue caratteristiche di riferimento spazio-temporali. I dipinti diventano misteriosi ed inquietanti, invitano il fruitore ad entrare nella metafisica, intesa come trasposizione della realtà al di là delle logiche abituali. Con insolite giustapposizioni e marcate prospettive, i quadri sembrano stimolare il subconscio. Savinio, nonostante l’affinità col fratello, manterrà sempre una grande autonomia ed originalità d’intuizione e, muovendosi tra letteratura e musica, finirà per essere considerato soprattutto un grande intellettuale.
Mario Sironi ha preso parte ai maggiori movimenti artistici della prima metà del XX secolo. Formatosi nello studio di Giacomo Balla, aderisce al Futurismo, unico movimento di avanguardia novecentesco a svilupparsi in Italia anziché a Parigi, concentrando il proprio interesse sulla rappresentazione della città e della società industriale. La sua lunga permanenza sulla scena artistica italiana, nonostante l’adesione all’estetica fascista che lo ha in parte emarginato, gli ha comunque consentito di essere riconosciuto come uno dei grandi artisti del Novecento.
L’esposizione, spaccato della buona pittura italiana, si avvale di un ricco catalogo edito dalla Galleria stessa, proponendosi tra le altre cose di portare in evidenza la consapevolezza degli artisti di questa epoca di appartenere ad un mondo esaltante, ma anche effimero e instabile, che sposa la causa di un sentire profondo, in favore di un’arte eterna che rende anche conto della complessità dello spirito umano.