Che le donne nella storia dell’umanità abbiano sempre dovuto lottare con tenacia e perseveranza per vedere riconosciuti i propri diritti contro ogni forma di pregiudizio è una vecchia storia che non fa più tanto clamore. Ancor più se si trattava di artiste o artigiane. Quello dell’arte, infatti, veniva socialmente ritenuto un lavoro poco adatto per una donna. E le donne che scrivono, dipingono, scolpiscono, diceva Christine Planté, allora insegnante di scuola secondaria, realizzano un sintagma “mostruoso”. Per fortuna, le esperienze di Artemisia Gentileschi, Rosalba Carriera, Lavinia Fontana, Giulia Lama, Sofonisba Anguissola, solo per ricordare alcune straordinarie pioniere, sono servite a fare uscire la donna da quella condizione di inferiorità cui per anni è stata relegata, in nome di una autonomia che, in un tempo post-patriarcale come quello moderno, caratterizzato da spaesamento e ambivalenze, finalmente le riconosce come protagoniste assolute della valorizzazione del sapere e dell’agire, in totale fedeltà al proprio essere.
E sembra che di donne artiste, artigiane ed imprenditrici fosse pieno anche il cantiere di San Pietro in Vaticano nei secoli scorsi, proprio quando gli impieghi femminili erano considerati appannaggio esclusivo degli uomini. Questo ci raccontano, con dovizia di particolari, Assunta Di Sante e Simona Turriziani, le curatrici di un interessante volume, edito da Il Formichiere, che si avvale della preziosa documentazione dell’Archivio della Fabbrica di San Pietro. Scorrendo le pagine del libro, si ha la sensazione di attraversare il tempo, dal XVI al XIX secolo. Carrettiere, mastre muratore, stampatrici, capatrici, fornaciare e vetrare vengono mirabilmente raccontate dai vari autori. La storia di Vittoria Pericoli, “cristallaia e fabbricatrice de smalti” è un ottimo esempio di come una “giovinetta piena di spirito e di coraggio” vantasse il titolo di artista, già nell’800, perché attiva nella Basilica di San Pietro. Tra il 1839 ed il 1841, infatti, è segnalata come artista, oltre che negli elenchi delle attività romane, tra ritrattisti e miniatori, anche fra quelli degli imprenditori, come proprietaria di una fabbrica di vetri e cristalli. Certamente aveva avuto una ottima formazione artistica, essendo stata allieva di Theresa Mengs, sorella maggiore del più noto Anton Raphael. Insomma, a leggere questo interessantissimo libro, ci si rende conto di come le donne con non poca fatica si siano imposte nel cantiere petrino ed in generale sulla scena artistica romana, dominata di certo da un’alta presenza maschile. E infine, tra le qualità di questo volume, voglio fermare l’attenzione sulla magnifica copertina realizzata da un’altra donna artista, Lorenza D’Alessandro, grazie ad uno splendido disegno ottenuto con grafite, biacca e punta d’argento.