Il 2021, che ormai volge al termine, è stato un anno speciale, perché per celebrare i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri, si sono svolti eventi di ogni tipo: concerti, spettacoli dal vivo, proiezioni cinematografiche, declamazioni in versi.
In particolare, il 23 ottobre scorso, nella magnifica cornice della chiesa barocca di Sant’Ignazio di Loyola a Roma, sulle note di un magnifico concerto dei Maestri Sollini e Barbatano che incantavano con Franz Liszt, ho potuto ammirare l’ultima fatica dell’artista Annamaria Russo Aruss. Nella navata principale, sulla sinistra, campeggiavano in bella mostra quattro magnifiche incisioni, esposte in apposite teche di plexiglass e poggiate su un vecchio tavolo allestito come un altare. Pochi colori, rosso, blu, nero e alcuni versi per fare orientare l’osservatore: canto I, canto V, canto XXXIV dell’Inferno, il capolavoro dantesco.
I segni sulla superficie sono forti, decisi, talvolta confusi. Piccoli e obliqui o lunghi e sinuosi. Compiono un viaggio e raccontano una storia, ma si fatica a distinguere i personaggi avvolti e travolti dalla forza della mano dell’artista. Aruss ha lunga esperienza e tutta una esistenza dedicata all’arte, sulla quale ha incentrato la vita lavorativa e quella privata. Ha lavorato su ogni supporto e scandagliato ogni dimensione, per pervenire ad un formato piuttosto piccolo, 15 x 18 cm, in cui è racchiusa, con non poco sforzo, tutta la memoria dei vecchi Maestri e la dimestichezza di un mestiere ormai praticato da decenni. Dante, in fondo, è stato per Annamaria solo un pretesto, l’ultimo, per ricordarci che la passione per l’arte brucia in eterno.
Grazie Rosanna mi conosci bene e mi commuovi.Continuero’ a cercare il punto finale.Arrivederci presto Annamaria